UNA COMUNE CAUSA DEL MAL DI SCHIENA
Il mal di schiena è un problema molto comune. Che sia di origine traumatica o non traumatica, che sia acuto o cronico, che abbia riferimento nelle gambe o solo nella fascia dorsale/lombare, le origini possono essere molteplici e non sempre facili da individuare. Il mal di schiena può essere acuto, se dura cioè da meno di tre mesi, o cronico se la sua durata va oltre.
Una delle cause più frequenti del mal di schiena cronico è la cosiddetta sindrome delle faccette articolari.
Cosa sono le faccette articolari? Per capirlo meglio servono delle brevi nozioni di anatomia accessibili a chiunque con l’aiuto di un libro di anatomia o di Internet. La colonna vertebrale umana è composta da 7 vertebre cervicali, 12 vertebre dorsali (o toraciche), 5 vertebre lombari, 5 vertebre sacrali (fuse assieme in età adulta a formare l’osso sacro) e 4/5 vertebre coggigee, molto più piccole e anch’esse fuse assieme. Ogni vertebra è composta anteriormente da un corpo centrale ovale sulle cui superfici superiore e inferiore si attaccano i dischi intervertebrali. I due peduncoli attaccati al corpo della vertebra assieme alle due lamine posteriori creano l’arco vertebrale e il canale vertebrale all’interno del quale passano i nervi; attaccato posteriormente abbiamo il processo spinoso e lateralmente troviamo i processi trasversi. Lo scopo di questi spuntoni ossei è quello di fornire un punto d’ancoraggio ai tendini e ai legamenti.
Le faccette articolari si trovano nella parte posteriore di ogni vertebra, tra il processo spinoso e quello trasverso; due che guardano verso l’alto che formano la giuntura con la vertebra sopra e due che guardano verso il basso che formano la giuntura con la vertebra sotto. Ogni singola vertebra è attaccata a quella sopra e a quella sotto anteriormente tramite il disco intervertebrale e nella parte posteriore mediante le due faccette articolari (una su entrambi i lati della vertebra).
Nelle vertebre dorsali ci sono anche le faccette costali dove si attaccano le 12 paia di costole. Queste faccette articolari, chiamate anche zigapofisi, sono delle giunture di carattere sinoviale, ovvero giunture racchiuse sottovuoto da una capsula articolare con all’interno un liquido che permette lo scivolamento delle due parti su una membrana di cartilagine articolare. Tale iquido sinoviale può essere paragonabile, come consistenza, al bianco d’uovo; l’interno della capsula è rivestita dalla membrana sinoviale. Un esempio comune di giuntura sinoviale è il ginocchio. Come già noto la colonna vertebrale, tenuta assieme dai muscoli, è la nostra struttura portante che ci permette di stare in posizione eretta e ci dà mobilità.
La maggior parte del peso del nostro corpo è distribuito sui dischi intervertebrali. Le faccette articolari invece sono paragonabili a delle rotaie di un treno il cui scopo è quello di guidare il movimento delle vertebre, una sull’altra. Quando la capsula di queste faccette o la cartilagine interna si infiamma a causa di un trauma diretto o di una serie di stress ripetuti, si ha questa sensazione di dolore lombare aspecifico, riferito anche nei fianchi o nella zona paravertebrale. Altri sintomi comuni sono rigidità mattutina e dolore che aumenta con movimenti di torsione, di estensione o con piegamenti laterali della colonna; prolungati periodi in stazione eretta causano un peggioramento del dolore mentre generalmente piegandosi in avanti come per toccarsi i piedi è azione che reca sollievo.
Le faccette si possono anche irritare e infiammare a causa di un crollo vertebrale, quando cioè la vertebra si schiaccia a causa di un trauma compressivo, o di una diminuzione di volume del disco intervertebrale (composto all’80% da acqua); eventi, questi, che vanno ad aumentare la pressione sulla capsula delle faccette e di conseguenza sulla radice del nervo relativo a quel livello vertebrale causando sintomi simili a quelli della sciatica. Le persone che fanno un lavoro che richiede una prolungata stazione eretta o uno sforzo fisico di sollevamento e di torsioni ripetute saranno a rischio di soffrire di mal di schiena causato da sindrome di faccette articolari. Alcuni di questi lavori per esempio sono:
- lavorare in un ristorante (sia in cucina che in sala);
- lavorare in un magazzino o alla guida di un muletto;
- lavorare nell’ambito sanitario (prendersi cura di persone anziane e/o con disabilità);
- lavorare nell’ambito scolastico (da chi lavora all’asilo nido e solleva bambini in continuazione, a chi insegna a livello universitario stanno sempre in piedi).
Anche chi ha un lavoro più sedentario non è del tutto al sicuro; stare seduti tutto il giorno di fronte a un monitor in posizioni scorrette con le sedie sbagliate e il collo girato lateralmente per tenere la cornetta del telefono può mettervi a rischio di soffrire di sindrome delle faccette articolari cervicali; molto spesso infatti il monitor è da una parte e il telefono dall’altra. Un vizio che causa spesso rotazione del bacino e mal di schiena è l’accavallamento delle gambe o il tenere il portafogli nella tasca posteriore dei pantaloni e sedervisi sopra.
Come può il chiropratico adoperarsi per fronteggiare la sindrome delle faccette articolari e i sintomi che ne derivano?
Oltre agli aggiustamenti vertebrali mirati a riallineare la colonna e quindi a far funzionare meglio la muscolatura, diminuendo così lo spreco di energie necessarie a vivere una giornata intera di lavoro senza mal di schiena, il chiropratico può suggerire esercizi posturali mirati alla trazione e alla flessione. Mettendo dolcemente la colonna in trazione si può alleviare la pressione sulle faccette articolari e sulle terminazioni nervose. Fare delle applicazioni di ghiaccio nella parte centrale della colonna è sempre consigliato nelle prime fasi delle condizioni infiammatorie per diminuire l’eventuale gonfiore e l’infiammazione dei relativi legamenti e tendini attaccati alle vertebre.
Infine una riabilitazione mirata e un rinforzo muscolare locale vi aiuteranno a funzionare meglio. Cominciando con esercizi isometrici, coi quali il muscolo viene attivato e contratto ma non c’è movimento, per poi passare a quelli isotonici, ove il muscolo viene attivato e accorciato con una resistenza costante, la vostra postura migliorerà, anche se il nemico più difficile da sconfiggere sarà l’abitudine perché alla fine dei conti si tratta solo di aumentare la consapevolezza del proprio corpo e dei propri movimenti. Non è quello che facciamo ma è come lo facciamo.