Chiropratici al servizio del Basket

Intervista a Joseph Luraschi di Federica Serfilippi – Chiropratici al servizio del Basket

«Il chiropratico non cura niente, non guarisce niente e non si prende il merito di aver guarito nessuno. Il suo compito, piuttosto, è quello di rimuovere le interferenze e permettere al corpo di lavorare meglio. E nello sport che si pratica ad alti livelli, è molto importante far funzionare tutto al cento per cento».

Parola di Joseph Luraschi, chiropratico che, nonostante la sua giovane età, 35 anni, ha già all’attivo una lunga esperienza al seguito di vari team sportivi.

Tra questi, la Pool Comense, squadra di pallacanestro femminile plurimedagliata, la nazionale italiana di canottaggio e il team di atleti disabili della polisportiva POLHA Varese. Non solo sport collettivi nel suo ranking, ma anche individuali. Da anni, Luraschi segue la milanese Vissia Trovato, campionessa mondiale di boxe e fresca conquistatrice della cintura intercontinentale Wba. Attualmente, il chiropratico lavora a Caronno Pertusella e Milano.

Dottore, parliamo di pallacanestro. Qual è la sua esperienza?

Ho lavorato con la Pool Comense per tre stagioni, dal 2010 al 2013, quando la squadra viaggiava a livelli altissimi. Le ragazze si allenavano quotidianamente, per due volte al giorno. La mia presenza era richiesta per gli allenamenti e le partite, sia in casa che in trasferta. Il mio lavoro era quello di mantenerle perfettamente allineate.

Le sbloccavo prima, dopo e durante i training e i match. Tutto questo per migliorare le prestazioni delle giocatrici. Quando, infatti, la colonna vertebrale è priva di interferenze, il sistema nervoso funziona al meglio delle sue capacità e le performance atletiche si potenziano. Il basket è uno sport molto fisico, ma anche di coordinazione. Dunque, è importantissimo cercare di mantenere in equilibrio le ragazze. Per questo, a volte, intervenivo su di loro anche a fine primo tempo.

Che tipo di figura era la sua?

Sono stato sempre in prima linea, sempre presente in panchina anche per svolgere interventi di primo soccorso assieme al medico della squadra. La mia preparazione sanitaria è tale da poter gestire qualsiasi tipo di trauma. E il bello di lavorare in una squadra e proprio quello di essere affiancati da un’equipe di professionisti che si occupa di ogni aspetto. C’è solo un obiettivo comune: fare il bene dell’atleta».

E le atlete come hanno risposto?

All’inizio qualcuna era un po’ scettica. Poi, piano piano si è instaurato un rapporto di fiducia per cui oggi alcune di loro sono ancora mie pazienti. Le giocatrici straniere, soprattutto le americane, fin da subito sono state entusiaste della mia presenza. Questo perché a livello internazionale, le squadre sono abituate da tempo a fare affidamento sulle professionalità del chiropratico. Qui in Italia, invece, la presenza del chiropratico sulle panchine dei team sportivi si è diffusa più di recente.

Oltre al miglioramento delle performance, su cosa interviene la chiropratica?

Sulla prevenzione degli infortuni che, in tre anni, sono nettamente diminuiti all’interno della squadra. Quando ci sono dei traumi, e nel basket ce ne sono tanti, l’atleta può anche non rendersene conto subito. La prevenzione consiste nel controllare le atlete a ogni allenamento e partita, prima durante e dopo per mantenerle allineate. La chiropratica ignora i sintomi, ma va alla radice del problema per capire perché quella parte si è sovraccaricata.

Se il corpo, che va visto come un organismo unitario, non ha interferenze, allora si possono prevenire molteplici infortuni, da quelli muscolari fino alla classica distorsione della caviglia, uno dei traumi più comuni nella pallacanestro. Le parti più esposte, a causa di blocchi e sfondamenti, sono gli arti inferiori, il bacino e il collo.

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